UCRAINA: CITTÀ SOTTO ASSEDIO

Sul contenuto dei colloqui si sa ben poco ma l’unica buona notizia in Ucraina è che si è continuato a trattare. E in una situazione sempre più tesa, con le bombe ed i missili che continuano a martoriare l’intero Paese, da Est e Ovest, il mantenimento di un canale di comunicazione rappresenta almeno una timidissima speranza.
Il negoziato – anche se definirlo tale è illusorio – si è tenuto oggi in videoconferenza. Niente incontro dal vivo, dopo i meeting infruttuosi prima in Bielorussia e poi in Turchia. Le due parti hanno discusso senza troppo costrutto anche perché le posizioni reciproche restano per ora invariate: i russi sono fermi sul riconoscimento di Donbass e Crimea e sulla neutralità e smilitarizzazione dell’Ucraina, Kiev invece sarebbe propensa a garantire la propria “non appartenenza” alla Nato ma in cambio chiede un immediato cessate il fuoco ed il ritiro delle truppe di Mosca dal proprio territorio. Posizioni ancora troppo lontane e che difficilmente possono conciliarsi, ma gli uomini di Zelensky hanno notato un atteggiamento più orientato al dialogo dalla controparte.
Ma non si è discusso solo fra chi ha invaso e chi invece subisce da quasi tre settimane gli attacchi nemici. A Roma, infatti, è andato in scena l’incontro fra Stati Uniti e Cina, convitati di pietra in una guerra che rischia pericolosamente di allargarsi. Dall’Oriente è arrivato in Italia il capo della politica estera di Pechino, Yang Jiechi, mentre dagli Usa è giunto nella Capitale il consigliere per la sicurezza Jake Sullivan. Sul tavolo, innanzitutto, la presunta richiesta russa alla Cina di un aiuto nella fornitura di armi da inviare in Ucraina, che la Repubblica popolare ha smentito. Ma nel gioco delle parti c’è anche il tentativo americano di coinvolgere maggiormente Xi Jinping sotto il profilo diplomatico. Pur essendo vicina economicamente e politicamente a Mosca, Pechino ha lasciato trasparire preoccupazione per l’escalation militare e forse è l’unico Paese che potrebbe farsi ascoltare da Putin. L’altro tentativo lo sta facendo Israele, ma dei presunti negoziati a Gerusalemme di cui si è parlato assiduamente ieri, oggi non c’è più traccia. Zelensky ha fatto sapere di essere disponibile in qualsiasi momento mentre il Cremlino, pur non escludendo l’ipotesi, vorrebbe capire esattamente i punti in agenda prima di “smuovere” il presidente.

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