Dai risultati emersi dalle analisi effettuate dal laboratorio di Legambiente, emergono dati non del tutto rassicuranti in merito al prelievo eseguito Venerdì scorso sulla spiaggia di Scauri, effettuati a seguito della presenza di una estesa scia di schiuma sulla superficie marina. Lo comunica Dino Zonfrillo Presidente di Legambiente Sud Pontino. Occorre premettere e ribadire, per non generare allarmismi non utili alla corretta interpretazione del fenomeno, dice, che i numeri si riferiscono ad un campionamento effettuato nel punto in cui era più densa la concentrazione di schiuma. Legambiente è intervenuta al solo fine di verificare la presenza e la concentrazione di colibatteri seguendo un percorso uguale a quello utilizzato dalle Agenzie Regionali ma diverso nella metodica solo nella fase del prelievo finalizzata, quest’ultima, a verificare con periodicità mensile l’idoneità alla balneazione. I valori rilevati indicano un consistente inquinamento delle acque ma non devono indurre a generalizzare, traendo conclusioni semplicistiche sullo stato di salute delle acque del territorio. L’inquinamento delle acque, fanno sapere da Legambiente, dipende da diversi fattori, alcuni ancora da studiare, ma sicuramente indotti dalla intensa antropizzazione a cui ha fatto seguito in questi anni una distratta gestione del territorio.
“Il fenomeno delle ” fioriture algali “, invocato qualche volta impropriamente in coincidenza dell’ avvistamento delle cosiddette ” scie di schiuma”, – ci tiene a precisare Legambiente – potrebbe nel contempo far passare il messaggio, falsamente rassicurante, di essere di fronte a qualcosa di naturale laddove c’è una grave sofferenza. Ciò avviene quando l’eutrofizzazione, una specie di concimazione artificiale del mare, causata anche da sostanze chimiche provenienti dalle attività agricole ed altre da scarichi abusivi di acque fognarie o mal depurate ricche di sostanze organiche , ne sostiene le condizioni. Già in primavera il campionamento sulle acque di scoli sulle spiagge di Scauri, ha segnalato una situazione allarmante. Preoccupa lo stato del Fiume Garigliano, del Rio S. Croce e Recillo da tempo biologicamente inquinati, denunciato anche da Goletta Verde. Ritrovare colibatteri in coincidenza delle scie fa pensare, esclusa una causa locale a volte dovuta a sbocchi di canali , a una fonte di inquinamento, tutta da determinare, talmente vicina che la capacità di autodepurazione e diluizione del mare non siano in grado di mitigare l’effetto. Legambiente chiede l’istituzione di un tavolo per un dialogo sereno e trasparente, coinvolgendo associazioni e soggetti di interesse quali in primo luogo i Contratti di fiume e di Costa, il Gestore delle risorse idriche, ma anche organizzazioni di categoria o singoli cittadini volenterosi di mettere a disposizione le loro competenze con un unico scopo, quello di preservare le risorse naturali indispensabili per l’economia e il benessere delle generazioni future.