La Polizia di Stato di Latina ha proposto l’applicazione della misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza nei confronti di due soggetti, indagati nell’ambito dell’operazione “Assedio” portata avanti dagli uomini dell’Arma dei Carabinieri, che negli scorsi mesi aveva aperto le porte del carcere a svariati esponenti criminali, indiziati di appartenere ad un sodalizio di stampo mafioso operante nel territorio della città di Aprilia.
Entrambi indiziati di essere ai vertici dell’organizzazione criminale, di cui uno avrebbe coordinato le relative attività, svolgendo addirittura il ruolo di vertice dell’organizzazione criminale nei periodi di assenza del “capo”, e l’altro avrebbe contribuito con apporti significativi ed in particolare attraverso la commissione dei cosiddetti “reati fine” dell’associazione stessa, in tal modo presentandosi entrambi quali esponenti rappresentativi del clan, in grado di relazionarsi anche con i vertici degli altri clan legati alle cosiddette “Mafie storiche”.
Uno spessore criminale quello rappresentato dai due soggetti proposti che ha consentito di far emergere un elevato grado di pericolosità sociale, che il Tribunale di Sorveglianza, attraverso gli elementi sottolineati dalle attività dei poliziotti della Divisione Anticrimine, ha ritenuto fondante un giudizio di attualità del pericolo, sebbene il procedimento penale sia alle battute iniziali e dunque non vi sia ancora la condanna per i reati loro ascritti.
Dal provvedimento emergerebbe infatti come neanche lo stato di detenzione possa dirsi sufficiente per entrambi i soggetti, a scalfire i rapporti criminali tanto radicati sul territorio.
Un’allarmante pericolosità, quella ricostruita grazie alle attività d’indagine e alla rivalutazione degli elementi indiziari operata nell’ambito del procedimento di prevenzione, che ha fatto emergere la capacità dei soggetti di relazionarsi ed imporsi sul territorio di Aprilia attraverso condotte prevaricatrici e violente, di livello tale da condurre all’assoggettamento e all’omertà.