Una esperienza dura raccontata da chi l’ha vissuta, la difficoltà da parte di chi vive queste restrizioni di ricevere cure specialistiche in casi di stretta necessità all’interno di un penitenziario risulta essere alquanto complessa come nel caso del signor Giovanni colpito da infarto. Per questo si fa sempre più importante percorrere la strada della telemedicina e del teleconsulto come miglioramento dell’accesso alle cure in regime di restrizione.
Il 70% dei detenuti ha almeno una malattia: la telemedicina potrebbe essere la soluzione per il miglioramento dell’accesso alle cure in regime di restrizione.
Le persone detenute hanno spesso bisogno, anche a causa dei contesti di provenienza, di interventi di cura rilevanti ed urgenti. Ma ancora oggi ci sono troppi ostacoli per un dignitoso diritto alla cura”, è la denuncia di Alessio Scandurra dell’Osservatorio diritti e garanzie Associazione Antigone. Nelle strutture penitenziarie mancano personale e le risorse adeguate per garantire all’interno tutti i servizi necessari e non è facile organizzare scorte e traduzioni per portare fuori i detenuti.
Dato allarmante di partenza è che il 70% dei detenuti ha almeno una malattia, il 70% fuma, quasi il 45% è obeso o in sovrappeso, oltre il 40% è affetto da almeno una patologia psichiatrica, il 14,5% da malattie dell’apparato gastrointestinale, l’11,5% da malattie infettive e parassitarie, circa il 53% dei nuovi detenuti è stato valutato a rischio suicidio.