È stato Pierluigi De Filippis a ricordare il papà Angelo nel corso di un incontro che si è tenuto nella cittadina di Barge in provincia di Cuneo in occasione della celebrazione della ricorrenza del 25 aprile, anniversario della liberazione dal nazifascismo. Nella targa commemorativa è stato inserito il nome di Angelo De Filippis insieme ad altri combattenti per la Libertà. Angelo De Filippis è stato uno di quei giovani che, cresciuti sotto il fascismo, al fascismo hanno saputo sottrarsi, ridando dignità morale al nostro Paese e ricostruendolo materialmente e politicamente. Quel fascismo-regime che poteva apparire indiscutibile a un ventenne cresciutoci dentro, quando la mancanza di libertà politica o sindacale e l’oppressione intellettuale potevano persino sembrare ovvie contropartite del tranquillo vivere quotidiano. La storia di Angelo De Filippis parte proprio da Lenola, il paese del sud pontino. Nel settembre del 1943, quando era sergente in una caserma a Saluzzo, Angelo va in montagna con i partigiani in provincia di Cuneo nelle valli del Po. Fu arrestato a Torino dai repubblichini e consegnato ai tedeschi, finirà prigioniero ad Ulm in Germania al lavoro coatto per i nazisti. Fino alla fine della guerra e al difficile ritorno a Lenola, che troverà distrutta e ferita, dove dovrà misurarsi con le perdite di familiari e amici, ma da dove riprenderà l’impegno avviato sulle montagne del Piemonte nella ricostruzione del paese e di una nuova democrazia.