IL MERCATO DEL LAVORO NEL LAZIO

Frosinone e la sua provincia chiudono il 2020 con 161mila occupati. Un numero in crescita di seimila unità (pari al 3,9 per cento) rispetto al 2019, quando i lavoratori e le lavoratrici avevano raggiunto le 155 mila unità. Sembra una piccola isola felice quella che emerge dal dossier che la Uil del Lazio e l’Istituto di ricerca Eures hanno realizzato su dati Istat per analizzare il mercato del lavoro nel Lazio al tempo della pandemia e che la Uil di Frosinone ha approfondito focalizzandosi sulla Ciociaria. Ma il rischio che la felicità sia sfuggente è concreto. Su scala regionale la pandemia ha infatti falcidiato 47mila posti di lavoro: per ritrovare una contrazione simile bisogna riportare indietro le lancette del tempo di ventisette anni, quando nel lontano 1994 si registrarono 49mila occupati in meno rispetto al 1993.

Escluso il frusinate, gli altri territori del Lazio hanno pagato pesantemente le chiusure, le zone rosse e le altre misure studiate per frenare la corsa del virus. I numeri sono impietosi: -2,8 per cento gli occupati nella Capitale, -1 per cento a Rieti, -0,6 a Latina e -0,3 a Viterbo. Sono state le donne ad essere più investite dall’onda lunga innescata dal covid: in tutta la regione si sono registrate 33mila lavoratrici in meno rispetto al 2019.

La ripresa occupazionale della Ciociaria è stata trainata dall’agricoltura (+14,3%) e dall’industria “in senso stretto” (+20,5%), che è riuscita così a compensare il drastico calo subito dall’edilizia (-19,7%). Segno più anche per il terziario (1,2%). Sfogliando il dossier si scopre poi che tra il 2019 e il 2020 i disoccupati di Frosinone e provincia sono diminuiti del 20,9%, passando da 25.800 a 20.400, con un calo di ben il 36,8 per cento. 

Se la vocazione manifatturiera del territorio e la specializzazione di alcuni comparti ha permesso all’economia della provincia di resistere alle ricadute economiche dell’emergenza sanitaria, è evidente che su questi settori vanno concentrati gli sforzi affinché diventino sempre più innovativi e quindi competitivi. 

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