Un momento che rimarrà nella storia di Gaeta e nei ricordi di ognuno di noi. Oggi buttiamo giù un muro che simbolicamente divideva l’ex vetreria dalla città, un momento importante che ci consente di proseguire con la riqualificazione dell’ex complesso industriale. Queste le parole del sindaco di Gaeta Cosmo Mitrano che non ha nascosto l’emozione nell’assistere alla fase di abbattimento del muro di cinta dell’ex zona Avir.
Una corsa contro il tempo che ha visto da subito l’Amministrazione Mitrano, già durante il primo mandato, nell’ambito della sistemazione e valorizzazione dell’area ex Avir, avviare le procedure per effettuare interventi di messa in sicurezza finalizzati alla salvaguardia della pubblica incolumità e degli stessi immobili danneggiati dall’incuria e dagli agenti atmosferici per un importo di circa un milione di euro.
La vetreria, sorta agli inizi del ‘900 come cooperativa, operava a Gaeta con una produzione importante già a cavallo del primo conflitto mondiale, e fino alla fine degli anni ’70. Nel 1924 divenne spa, dando inizio ad una serie di trasformazioni della proprietà che hanno avuto fine, in epoca recentissima, con la vendita del sito a privati. La collocazione è strategica, vicino al centro e a ridosso della spiaggia di Serapo che all’epoca si presentava come una duna di sabbia chiara e finissima che evidentemente rappresentava un approvvigionamento della materia prima. La vetreria divenne un polo dinamico di trasformazione, di crescita economica e sociale, nei successivi 60 anni, tanto che tutt’intorno sorse la città. Durante la seconda guerra mondiale Gaeta venne pesantemente bombardata e la vetreria subì gravi danni ma già nel 1947 la ricostruzione fu terminata. Nel 1955 iniziò la trasformazione industriale, vennero introdotti i macchinari rotativi e ridotta la manodopera che passò da circa 400 unità a 240 operai. Nel 1968 l’azienda su acquistata dall’AVIR S.p.a. che possedeva quasi la totalità delle vetrerie presenti sul territorio italiano. Negli anni ’70 l’attività andò diminuendo finché all’inizio degli anni ottanta ne fu dichiarata l’inattività.