Sono partite nel 2018 le indagini dei carabinieri forestali sulla gestione dell’impianto di depurazione del consorzio Cosilam nel cassinate. Giovedì mattina, dalle prime luci dell’alba, sono state eseguite cinque misure cautelari nel corso dell’operazione “Acquanera”. Il depuratore consortile è stato posto sotto sequestro dai militari del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale (N.I.P.A.A.F.) del Gruppo Carabinieri Forestale di Frosinone. Tre gli arresti domiciliari, un obbligo di dimora e un divieto di dimora, tutti dovranno rispondere del reato di inquinamento. I domiciliari sono stati disposti per l’amministratore delegato, per il responsabile impiantistico e per il responsabile dell’area tecnica della società che gestisce il depuratore consortile. L’obbligo di dimora è stato disposto per l’ex project manager e il divieto di dimora per l’ex responsabile dell’impianto di depurazione. I fatti contestati risalgono all’ultimo biennio e riguardano la società che gestisce il depuratore consortile, che convoglia i reflui di alcune aziende e comuni del cassinate. In particolare sono stati svolti campionamenti sul corso d’acqua Rio Pioppeto, nel quale il depuratore scarica i propri reflui, sia presso lo scarico finale dell’impianto sia a monte e a valle di detto scarico. Dagli accertamenti svolti emerge innanzitutto la continua, e significativa, violazione dei limiti tabellari stabiliti per i reflui dello scarico finale del depuratore consortile; in secondo luogo i campionamenti a monte e a valle hanno rilevato fortissime differenze qualitative delle acque del Rio Pioppeto, proprio in riferimento ai parametri riscontrati nei reflui di detto scarico. Il corso d’acqua presenta schiume e melme associate a forti odori. Risultati allarmanti quelli a cui hanno condotto le analisi dell’Arpa Lazio, spesso superati i limiti di inquinamento consentiti. Numerose le sostante inquinanti pericolose per la vita dell’uomo e per la fauna rilevate in quelle acque.