Cassino, depistaggi e incongruenze del caso Mollicone

Ancora si parla di depistaggi, incongruenze, cimici piazzate e scoperte. E poi, verbali ritenuti falsi, annotazioni di servizio modificate. Insomma, la strada per trovare un colpevole della morte di Serena Mollicone è ancora costellata di ostacoli. Nella giornata di venerdì è stato ascoltato in aula il luogotenente dei carabinieri Massimo Polletta del Nucleo investigativo di Frosinone che ha seguito la vicenda dal 2016.

Allora fu deciso di installare alcune cimici nell’auto dell’ex comandante della caserma dei carabinieri di Arce, Franco Mottola, chiamato in caserma a Teano con un pretesto, ma lui improvvisamente uscì dalla caserma e sorprese proprio i colleghi che stavano installando i dispositivi.

Polletta ha ricostruito la vicenda nella giornata del primo giugno del 2021 affermando anche che gli imputati avevano capito di essere attenzionati dagli inquirenti. Ancora al centro dell’attenzione le dichiarazioni del brigadiere Tuzi morto suicida, ma anche il traffico telefonico degli imputati e dagli ordini di servizio. Tra i depistaggi eclatanti, le testimonianze che indicavano ancora in vita Serena il primo giugno di pomeriggio, poi la vicenda del cellulare della ragazza che, improvvisamente comparve nel cassetto di casa nella serata dell’8 giugno mentre era in corso la veglia funebre. Per Polletta, tutti quei comportamenti tesi a depistare le indagini non fecero altro che ritardare il corso della giustizia.

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