Un calvario quello della signora Raffaela Di Paola iniziato qualche settimana fa e denunciato dalla figlia Letizia Lagni e che ha generato subito un botta e risposta tra la famiglia e la Asl di Latina. Malasanità oppure attività che rientrano nella routine quotidiana? Non spetta a noi giudicare ma sta il fatto che, come spesso accade, per coloro che si imbattono nelle strutture sanitarie, per cure e interventi anche urgenti, spesso ne escono malconci. La signora Raffaela, 80 anni affetta da insufficienza respiratoria cronica, la cosiddetta BPCO e recentemente diagnosticata con un tumore ovarico in fase terminale, sente tutto il peso della trascuratezza, da parte di coloro che dovrebbero prendersi cura di lei, come sostiene la figlia Letizia.
La signora Raffaela torna quindi al pronto soccorso e questa volta ricoverata. Un ricovero che però dura poco e così rimandata a casa. Ma la signora continua a star male, anzi, la pneumologa curante parla di ipercapnia importante e consiglia di farla trasportare in ospedale e di farla ricoverare. Tuttavia, al pronto soccorso, la stessa dottoressa che l’aveva dimessa il 13 dicembre minimizza il quadro clinico, adduce come motivazione che la sua situazione è destinata a peggiorare e che non è possibile intervenire ulteriormente e dispone nuovamente la dimissione. Insomma, la signora Raffaela con la sua famiglia, non smettono di fare la spola tra casa e l’ospedale dono svizzero, fino a quando si sentono dire.
La risposta della Asl non è tardata ad arrivare, nella nota si legge testualmente, “la gestione della paziente e le successive dimissioni sono avvenute nel rispetto delle linee guida cliniche e in considerazione del quadro patologico”. La figlia della signora Raffaela, Letizia, è convinta però dell’esistenza di incongruenze che sollevano non poche perplessità e che necessitano di chiarimenti puntuali e definitivi. Non c’è stata mai una consulenza specialistica fatta eccezione di una visita ginecologica, nessuna terapia. Insomma un calvario infinito.